In Friuli Venezia Giulia la storia delle latterie sociali si intreccia con quella dei paesi e delle loro genti.
Purtroppo quasi sempre la loro documentazione storica è andata persa, ma ci sono delle eccezioni, come nel caso delle Latterie Sociali di Marsure di Aviano e di Palse di Porcia. La lettura del materiale conservato dalle due cooperative, ci permette di calarci nel passato e di cogliere le trasformazioni sociali, economiche e politiche del secolo scorso.
Ne è stato testimonianza il racconto a tre voci, curato dalla sottoscritta insieme a Laura Scomparin e Alessandra De Toni, dipendenti rispettivamente della Latteria di Marsure e della Latteria di Palse, nell’incontro “sensoculturale” Formaggi e vini nati sui sassi, organizzato lo scorso novembre a Codroipo da Cantina Rauscedo, incontro in cui si è tra l’altro sottolineato il valore della cooperazione (anche Cantina Rauscedo, costituita nel 1953, è una storica realtà cooperativistica del pordenonese!), e si sono gustati formaggi e vini con la guida di esperti.
La nascita negli anni venti
I vecchi verbali dei Consigli di Amministrazione e delle Assemblee dei soci collocano la nascita delle latterie di Marsure nel 1922 e di Palse nel 1926 e quindi nei primi anni del ventennio fascista.
Sono anni difficili e di tanta miseria. Le latterie sociali nascono nei paesi proprio per combattere la fame, per garantire la sopravvivenza della popolazione attraverso la trasformazione del latte in formaggio.
Vi fanno parte tutti coloro che possiedono animali da latte e, poiché l’allevamento di una o più bovine da latte è largamente diffuso, in pratica quasi tutte le famiglie. Tra i soci rientra spesso anche il parroco di paese che può ricoprire un ruolo importante di coesione e mediazione.
In quel periodo le latterie ricevono tante richieste di donazioni e il governo locale, allora rappresentato dal Podestà, le “invita” a riservare una quota di prodotto al Comitato per l’Assistenza Invernale ai bisognosi.
Fa oggi sorridere quello che potrebbe essere stato un tentativo di ribellione da parte degli Amministratori della Latteria di Palse.
Infatti, il verbale di Consiglio del 17/10/1932 recita….. lo stesso Presidente faceva sapere che con ordine emanato dal sig. Podestà di contribuire anche la nostra latteria con una giornata di formaggio per l’assistenza invernale, ma il Consilio invece di formaggio stabilì di contribuire in denaro di Lire 1,50.
Un problema molto sentito era quello della qualità del formaggio perché fermentazioni indesiderate potevano compromettere gravemente le rese, generare scarti e diminuire la disponibilità di cibo.
Se il formaggio non era buono, nascevano pertanto grandi discussioni interne ed esterne sulle cause. Per molti allevatori i difetti erano naturalmente attribuibili alla non bravura, all’incapacità professionale del casaro, mentre per il casaro alla pessima qualità del latte conferito dai soci.
Premesso che in quegli anni la qualità igienico sanitaria del latte spesso lasciava a desiderare (per le carenze alimentari e di salute delle bovine, per la scarsa pulizia di mungitura, etc.), poteva accadere che il casaro perdesse addirittura il posto di lavoro. Ad esempio il 20/07/1934 la Latteria di Marsure licenziò il casaro ….con effetto immediato ad evitare maggiori e più gravi danni all’Istituzione, in quanto lo stesso tecnico non sa spiegarsi il perché delle pessime lavorazioni avvenute e che tanto danno hanno recato al paese.
Una figura tecnica di riferimento, spesso coinvolta nelle controversie, era il prof. Savino Braidot, direttore dal 1927 della Scuola di caseificio del Friuli, a San Vito al Tagliamento.
La presenza a San Vito al Tagliamento di quella scuola, poi chiusa nel 1967, è ricordata anche dalla cappella dedicata a San Lucio, patrono dei casari, situata nel Santuario della frazione di Madonna di Rosa.
Di quello che è successo nelle latterie di Marsure e Palse negli anni della seconda guerra mondiale (1939-1945) purtroppo non c’è rimasta traccia scritta.
La rinascita nel dopoguerra
I documenti del primo dopoguerra testimoniano la grande voglia di rinascita, e ancora una volta il valore delle latterie sociali quale luogo di aggregazione, condivisione, di “istituzione” a cui si può chiedere e da cui si può ricevere aiuto.
I Consigli di Amministrazione fanno le loro scelte. Ad esempio a Palse nel 1948 si decide di non contribuire ..in nessun modo alla squadra di calcio del comune,… all’acquisto della macchina da cucire per il cappellano, ma poi l’anno successivo di offrire ai carabinieri 0, 5 kg di burro, ….per beneficenza pro sagra annuale la somma di Lire 3.000,… a titolo di beneficienza la somma di Lire 500 ciascuno all’Asilo Infantile di Porcia e ai disoccupati del Comune.
I soci partecipano alla gestione della latteria, ma anche per migliorare la redditività agricola, attraverso le tante Commissioni nominate da Consiglio e Assemblea (per il controllo del latte, per l’acquisto della legna, per l’acquisto dei concimi, per il bestiame, ecc.). Naturalmente in questi contesti non mancano le liti, i contrasti accesi che assumono talvolta i contorni delle baruffe chiozzotte del Goldoni.
In latteria arrivano anche lettere anonime, talvolta con errori grammaticali che il Consiglio di Amministrazione della Latteria di Marsure non esita a sottolineare … caro anonimo, socio si scrive con una c sola! (dal verbale di seduta di Consiglio del 12/04/56)
Negli anni successivi si sviluppano le battaglie per i diritti dei lavoratori. Anche i casari minacciano lo sciopero. Nella seduta dell’11/09/1959 il Consiglio della Latteria di Palse delibera che .. nell’eventualità che i casari si mettano in sciopero, viene stabilito di vendere e scremare il latte e non cedere alle pressioni della categoria, in quanto gli aumenti salariali non trovano giustificazione, in considerazione della grave crisi in atto nel settore lattiero caseario.
L’anno dopo il Consiglio permette però al casaro …l’acquisto e l’installazione nei locali della latteria , soffitta, una lavatrice elettrica e l’acquisto ed installazione di un apparecchio televisivo e successivamente gli concede …il trasloco della sua famiglia dalla latteria ad altra abitazione, restando lo stesso a disposizione della società per tutto il lavoro e per le esigenze dei soci e dei clienti.
La trasformazione del mondo rurale e caseario
Con il primo Piano Verde quinquennale (1961- 1965), per lo sviluppo dell’agricoltura, arrivano contributi statali e le latterie si modernizzano, investendo in macchinari (scrematrice, formatrice e panettatrice, bilancia automatica, ecc.) per diventare più efficienti e per migliorare la qualità dei prodotti. E poi, nel corso degli anni arrivano anche i contributi regionali.
Si guarda al mercato e si incomincia a marchiare le forme con il nome della latteria.
Si delinea all’orizzonte, l’entrata nel Mercato Comune Europeo che però è visto con un certo timore:
… In merito al problema della CEE per quanto riguarda il settore zootecnico lattiero caseario viene posta in evidenza la grave situazione che si verificherà all’entrata in vigore del mercato comune europeo. Necessita quindi prepararsi ed adeguare la struttura per affrontare con una certa serenità questo grave problema che porterà sicuramente forti squilibri di mercato su tutti i prodotti di tale settore (da verbale Consiglio Latteria di Palse 20/10/1966)
Tra gli anni 70 e gli anni 80 le latterie diventano società cooperative a.r.l. che acquistano il latte dai soci, lo trasformano e rivendono i prodotti.
Cambiano l’agricoltura, le produzioni, le relazioni sociali, i consumi, i mercati, le reti di vendita. Di conseguenza sul territorio diminuiscono drasticamente il numero di allevamenti e di latterie. La produzione si concentra in un numero limitato di aziende.
Ma di questo ho già parlato in altri articoli su questo blog.
In conclusione, credo che la documentazione storica conservata nelle Latterie di Marsure e Palse, oggi unite in Fildilat – Latterie Pordenonesi di Filiera, sia un patrimonio culturale di grande valore che può dar luce non solo alle due cooperative in questione, ma a tutto il mondo rurale del pordenonese e, in termini più ampi, del Friuli Venezia Giulia.
31 dicembre 2023