E’ oramai ampiamente risaputo che i nostri consumi alimentari e le conseguenti scelte in campo agricolo sono determinanti per la salute nostra e del pianeta.
Dove stiamo andando? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro e come si deve operare per una produzione sostenibile?
Lo scorso 4 maggio l’argomento è stato tema di confronto a Spilimbergo nel convegno “Il cibo per la cura di territorio, paesaggio e biodiversità” realizzato con Dica’, progetto della Comunità di Montagna Prealpi Friulane Orientali e del Comune di Castelnovo del Friuli, che si propone la promozione e valorizzazione delle produzioni agroalimentari locali.
I cambiamenti globali: quale futuro per piante e agricoltura?
Parlando dei cambiamenti globali in corso, a fronte della grande diffusione online di informazioni spesso contradditorie tra loro, Valentino Casolo, professore di Geobotanica e Conservazione della Natura all’Università di Udine ha invitato tutti a scegliere quelle verificate scientificamente, di fonti pertanto attendibili.
I dati ci dicono che la maggior causa al mondo di perdita di biodiversità, anche agraria, è data dal cambiamento dell’uso del suolo, rappresentato non solo dalla cementificazione, purtroppo in aumento per la continua creazione di nuove aree urbanistiche e il contemporaneo abbandono di quelle vecchie, ma anche dal cambiamento delle pratiche agricole che nel tempo si sono staccate dalla tradizione diventando meno sostenibili.
Il problema oggi è dato dall’incremento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Se da una parte paradossalmente le piante che con la fotosintesi clorofilliana, la “mangiano e trasformano” liberando ossigeno (senza le piante noi non potremmo vivere!), potrebbero trarne vantaggio, dall’altra tale aumento è responsabile dell’effetto serra e quindi dell’incremento delle temperature medie e della diversificazione del clima che conosciamo, con conseguenti ondate di calore ma anche con punte di freddo.
Temperature più alte e ondate di calore determinano una minor disponibilità di acqua e la morte delle piante.
In Friuli Venezia Giulia il fenomeno dell’aridità potrà essere maggiormente sentito nell’alta pianura dove il terreno è più permeabile. Bisogna poi tener presente che l’acqua utilizzata in agricoltura viene sottratta ad ambienti naturali che, di conseguenza, andranno a ridursi o addirittura a scomparire.
“L’acqua è uno dei fattori fondamentali per la sostenibilità” ha ribadito il professor Casolo.
Per questo è importante indirizzarsi verso un’agricoltura che utilizzi specie e varietà adatte a vivere in ambienti aridi, che non sono rappresentate però da seme e piante fornite su larga scala dai grandi gruppi, ma proprio dalle varietà autoctone e dagli ecotipi generatisi nel tempo anche da varietà commerciali, che si sono adattate a quel determinato suolo.
Una maggior sostenibilità in agricoltura potrà oggi essere raggiunta con l’aiuto della tecnologia che però deve essere disponibile per tutti, nel caso di piccoli produttori ad esempio facendo rete. La rete è infatti una proprietà emergente cioè un esempio di come le singole proprietà insieme possano dare un bene comune.
Alla base della biodiversità c’è comunque il mantenimento della maggior presenza e diversità di ecosistemi, che in parte sono stati creati nel tempo anche dall’agricoltura.
Infatti, se nei climi tropicali il più alto livello di biodiversità è presente nella foresta, nelle nostre zone non è nel bosco, ma nei prati stabili che si sono generati con l’allevamento delle vacche e quindi con l’utilizzazione degli animali da parte dell’uomo per la produzione di cibo (carne, latte e formaggi).
La biodiversità fattore fondante dell’attività agricola del futuro
Pierpaolo Zanchetta del Servizio Biodiversità della Direzione Agricoltura del Friuli Venezia Giulia ha invece sottolineato i servizi ecosistemici forniti con la produzione di cibo dalle aziende di montagna che, pur interagendo in ambienti naturali, contribuiscono con la loro attività anche alla conservazione di biodiversità.
Ha quindi illustrato le azioni che la Regione Friuli Venezia Giulia sta portando avanti nell’ambito del progetto LifePollinaction per la tutela dei Prati stabili, ricordando la loro importanza per gli impollinatori e in particolare di come la sparizione del fiore di una determinata specie vegetale possa causare la scomparsa anche degli impollinatori ad essa strettamente legati e viceversa.
“E’ importante riportare l’uomo e la donna al centro del ragionamento” ha detto Zanchetta. La produzione di cibo non genuino con sistemi invasivi che generano inquinamento peggiora infatti la nostra qualità di vita. Gli agricoltori sono quindi i custodi del presente, ma anche del futuro dell’ambiente in cui viviamo.
Nel convegno hanno portato la loro testimonianza pure alcuni produttori dell’area montana pordenonese che fanno parte del progetto Dica’.
In tutti gli interventi è stata comunque evidenziata l’importanza della cura, che può essere intesa “come una specie di attività che include tutto ciò che facciamo per mantenere, continuare e riparare il nostro “mondo” in modo da poterci vivere nel modo migliore possibile (Tronto – Fischer).
Una cura di cui tutti noi possiamo farci carico con una maggior attenzione al cibo, mangiando meno e rendendoci disponibili a pagare qualcosina in più i nostri acquisti in campo alimentare!
Per chi desidera ascoltare gli interventi qui il video.
31 maggio 2024