Cosa succede oggi nel mondo dell’apicoltura e nel mercato del miele?
Nell’incontro Dica’ Api, fiori e miele, per un mondo colorato di dolcezza, che ha avuto luogo a fine novembre a Castelnovo del Friuli, Maria Azzaro e Alessandro Bino dell’Apicoltura Biologica Maria Azzaro con sede a Vito D’Asio (PN) hanno raccontato luci e ombre dei nostri giorni in un’attività millenaria qual è l’apicoltura, alla luce della loro quasi trentennale esperienza nel settore.
I due agricoltori si dedicano infatti esclusivamente all’allevamento stanziale delle loro api con 170 alveari distribuiti un po’ in tutto il Friuli Venezia Giulia.
I problemi dell’apicoltura
Gli apicoltori oggi sono alla continua ricerca di soluzioni e adattamenti per affrontare i cambiamenti che negli ultimi anni si stanno manifestando sempre più velocemente.
I mutamenti climatici, a cui stiamo assistendo, modificano infatti la botanica dei luoghi e alterano i cicli delle fioriture con variazioni sulla tipologia e sulle quantità di nettare a disposizione delle api. Ciò può comportare anche consistenti diminuzioni nella produzione di miele.
Ci sono poi le avversità delle api, come la Vespa velutina, temuto predatore detto anche calabrone asiatico, e la Varroa destructor, un acaro che si attacca ai loro corpi per succhiarne l’emolinfa e che può essere anche portatore di virus.
Negli ultimi anni dall’Asia è inoltre arrivato in Europa il Nosema ceranae, un microsporidio, un fungo unicellulare che provoca la morte dell’ape e il fenomeno dello spopolamento degli alveari. Una malattia subdola di cui l’apicoltore si accorge solo quando oramai è troppo tardi per intervenire.
Le strategie di difesa
Secondo Maria e Alessandro è importante allevare ecotipi locali cioè api che si sono selezionate sul posto e che nel tempo hanno messo a punto comportamenti adeguati alle condizioni e alle caratteristiche di quel determinato luogo e di conseguenza meglio attrezzate per combattere le avversità. Infatti, api d’”importazione” potrebbero avere comportamenti non compatibili con l’ambiente in cui vengono introdotte e risultare pertanto meno resistenti.
Per loro è stato quindi profondamente sbagliato importare api regina addirittura da altri continenti, come successo in passato dall’Argentina, api spesso anche ibride cioè derivate da incroci con api di diversa provenienza.
Per lo stesso principio non condividono la tecnica del nomadismo, cioè dello spostamento degli alveari al di fuori di un raggio ristretto, per inseguire le fioriture. Oltre a causare stress e quindi a indebolire le api, tale pratica porta a un rimescolamento di materiale genetico per l’accoppiamento dei fuchi con api regine di altri luoghi. Nel tempo le conseguenze potrebbero non essere propriamente positive.
Il problema della sopravvivenza delle api non è quindi legato solo all’uso in agricoltura di fitofarmaci e alla monocoltura, ma anche alle scelte degli stessi apicoltori.
L’apicoltura biologica
La differenza di maggior rilievo tra l’apicoltura biologica e quella convenzionale è che nell’apicoltura biologica non vengono utilizzati acaricidi di sintesi chimica, ma solo acidi organici presenti in natura nella lotta alla varroa.
Alessandro sottolinea che nel corso degli anni l’acaricida tende ad accumularsi nella cera riutilizzata e nel tempo potrebbe trasferirsi al miele.
La cristallizzazione del miele
Il processo di cristallizzazione è un processo naturale chimico fisico che avviene in base al rapporto fra glucosio e fruttosio e che necessita di nuclei di cristallizzazione di solito costituiti da granuli di polline e da piccole impurità. Il miele con più glucosio cristallizza prima rispetto a quello con più fruttosio.
Il trattamento termico di pastorizzazione utilizzato dall’industria per standardizzare il prodotto e che dovrebbe essere segnalato in etichetta, oltre a far perdere al miele le sue proprietà benefiche, distrugge i nuclei di cristallizzazione e pertanto fa rimanere il miele sempre liquido.
Nell’apicoltura biologica la pastorizzazione non è permessa.
L’abbinamento del miele con il formaggio
Frequentemente a tavola il miele viene abbinato al formaggio. Ma quale miele scegliere?
I formaggi erborinati si sposano bene con mieli dalle note floreali, mentre quello di castagno è più adatto ai formaggi stagionati.
Ai formaggi freschi, tendenzialmente meno complessi dal punto di vista aromatico, si possono abbinare tutti i mieli che verranno così esaltati nei loro aromi.
Per dolcificare è invece particolarmente indicato il miele di acacia perché, essendo privo di qualsiasi sentore, non influisce in alcun modo sul prodotto a cui viene accompagnato.
Il mercato del miele
In Italia si produce poco più della metà del fabbisogno di miele e quello importato proviene prevalentemente dai paesi dell’Est.
Il maggior produttore al mondo è la Cina.
Nel 2022 il prezzo medio del miele all’ingrosso è stato per quello italiano € 5,70, ungherese € 4,30, ucraino € 2,60 extra UE € 2,65, cinese € 1,58.
Per Alessandro e Maria i costi vivi di produzione del miele, senza il lavoro dell’apicoltore, possono essere quantificati in € 5,00 al kg che salgono a € 6,00/kg nell’apicoltura biologica per la minor produzione e i limiti fissati dalla norma.
Per contenere il prezzo di vendita del prodotto finito i confezionatori ricorrono pertanto alla miscelazione del miele dell’Unione Europea (UE) con quello extra UE e poiché la norma non prevede l’obbligo di dichiarazione delle relative percentuali utilizzate, la percentuale di miele di provenienza europea nel vasetto potrebbe essere veramente contenuta.
Purtroppo il miele è anche uno dei prodotti alimentari più soggetti a frodi e sofisticazioni. Tra le più frequenti la non conformità all’origine dichiarata in etichetta e la sua diluizione con sciroppi zuccherini.
Come possiamo difenderci noi consumatori?
Senza dubbio acquistando il prodotto direttamente da apicoltori locali come Maria e Alessandro!
20 gennaio 2025