Le Donne del Cibo racconteranno prossimamente gli obiettivi ONU 2030, con una serie di appuntamenti a cadenza tri – settimanale.

Saranno brevi chiacchierate in cui, a gruppi di tre o quattro, si confronteranno su buona parte dei Goals ONU, apportando alla discussione il proprio contributo professionale.

Per chi ancora non ne avesse ancora sentito parlare, l’ONU ha individuato, con l’Agenda 2030,  n.17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile a beneficio delle persone, del pianeta e della prosperità, che dovrebbero guidare nelle loro scelte ed azioni tutti i paesi e le parti in causa.

Marco Mancinelli

 

Le professioniste hanno di fatto avviato il loro progetto di divulgazione l’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, riunendosi tutte e otto virtualmente per parlare dell’Obiettivo n.5 – Parità di genere, in un’intervista curata dal giornalista Marco Mancinelli in cui hanno raccontato esperienze personali e la situazione del settore in cui operano.

Le imprenditrici agricole

Personalmente, in qualità di perita agraria e consulente nell’agroalimentare, nell’incontro ho sottolineato che nel mondo le donne contribuiscono in modo significativo alla produzione di cibo e quindi al sostegno delle comunità, ma non hanno pari accesso degli uomini a risorse, beni produttivi e servizi pubblici.

In Italia un’impresa agricola su tre è a conduzione femminile. Tendenzialmente le donne rendono l’azienda multifunzionale con attività di trasformazione e vendita diretta dei prodotti, agrituristiche, didattiche e sociali.  Le imprenditrici agricole sono poi particolarmente attente ad aspetti salutistici e ambientali, alla sostenibilità delle produzioni e alla cura delle relazioni con i consumatori e con altri soggetti della filiera. Le imprese al femminile sono più piccole, ma tale criticità può essere superata dalla predisposizione delle imprenditrici a fare rete.

Nel settore, rispetto al passato, le donne sono più protagoniste e attive nel generare e gestire il cambiamento.

Le professioniste dell’industria alimentare

“In passato le laureate in tecnologie alimentari entravano più facilmente nel settore della ristorazione, certificazione e controllo qualità e meno in comparti ritenuti più maschili come ad esempio R&D, in cui io ho iniziato il mio percorso lavorativo “– ha spiegato Francesca De Vecchi , tecnologa alimentare e co-founder di Formalimenti, azienda di servizi di formazione.Oggi la presenza femminile è ovunque di rilievo, anche in ruoli direttivi aziendali.

Dal mio osservatorio nell’ambito della formazione, noto da parte delle donne una maggiore attenzione all’approfondimento e all’aggiornamento, rispetto agli uomini.

Nel tempo, spinta dal desiderio di cambiamento e di libertà, io ho scelto di lasciare l’azienda per la libera professione. Ritengo comunque che oggi si debba cercare un’organizzazione del lavoro meno penalizzante per tutti, che consenta ad entrambi i genitori di vivere la famiglia”.

Le imprenditrici vitivinicole e le sommelier

Maria Teresa Gasparet – sommelier e titolare di Sorsi e Percorsi azienda di divulgazione della cultura del vino ha evidenziato come nel settore vitivinicolo i dati mostrino dei passi avanti nella parità di genere, anche se le donne sono occupate prevalentemente in attività di comunicazione-marketing e agriturismo-ristorazione e molto meno nella produzione.

Manca però il riconoscimento della loro professionalità che porta ad una notevole differenza di stipendio fra maschi e femmine, soprattutto ai livelli più alti” – ha sottolineato.

Dall’altra parte, tra gli amanti del vino le donne hanno superato numericamente gli uomini e sono rappresentate soprattutto da giovani, d’età compresa tra i 18 e i 35 anni, che si approcciano a questa bevanda con una maggiore consapevolezza.”

Le accademiche

“La disparità di genere è presente anche nel mondo accademico e per le donne è molto più complesso ottenere posizioni avanzate, prevalentemente nelle aree STEM, ma non solo” – ha detto Virginia Zanni, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali dell’Università di Udine. Ha poi spiegato che a fronte di una parità iniziale tra ricercatori e ricercatrici, si assiste ad una disparità nel raggiungimento dei ruoli di professore associato e ordinario. Dalla laurea alla professione le donne incontrano una serie di ostacoli, primo fra tutti il peso del lavoro di cura della famiglia, che ricade in maniera sproporzionata sulle loro spalle, anche per l’assenza di adeguate politiche di welfare. Nel mondo accademico si raggiunge una posizione stabile mediamente dopo i 41 anni di età proprio quando più comunemente le donne sono impegnate nella gestione di figli piccoli. Molte donne scelgono dunque di accantonare la carriera proprio per costruire o gestire la famiglia.

Io ho la fortuna di lavorare in un gruppo perlopiù maschile, ma costituito da persone straordinarie che mi sono sempre venute incontro quando si trattava di conciliare esigenze famigliari con il lavoro. Ammetto però che è una situazione piuttosto rara nel mondo accademico! “– ha concluso.

Le giornaliste

La presenza delle donne nel giornalismo è in aumento, ma non sono molte quelle a sedere nelle stanze dei bottoni – ha detto Elena Consonni – giornalista freelance, co-founder con Francesca De Vecchi di Formalimenti – azienda di servizi di formazione, analizzando le situazione nella sua professione.

L’ambito del food è particolare perchè considerato in parte femminile, ma anche in questo caso le posizioni apicali sono ricoperte da uomini, mentre la maggior parte delle colleghe opera come collaboratrice di una o più testate o  – come pubblicista -e affianca l’attività giornalistica ad altre professioni.

Nel mondo della formazione lavoro quasi sempre con donne: non è una scelta di principio, ma mi sono resa conto che in genere trovo le donne più efficaci come relatrici e docenti. E i temi di cui ci occupiamo nei corsi di Formalimenti sono tecnico-scientifici. Per questo resto sempre basita quando vedo incontri, convegni, eventi con solo relatori uomini. Sono sicura che in molti casi una voce femminile si troverebbe, senza neppure troppa fatica!”

Le consulenti e formatrici a distanza

Roberta De Noia, tecnologa alimentare, consulente e formatrice ha sottolineato l’importanza della tecnologia per maggiori opportunità d’impiego anche nelle aree meno densamente popolate. Da mamma lavoratrice che vive al sud, ha evidenziato le difficoltà legate ad aspetti culturali e sociali che portano le donne a farsi carico della maggior parte degli impegni famigliari, alla carenza di servizi nel meridione a supporto della famiglia, ma anche all’assenza di una connessione internet adeguata che rende difficile un lavoro “da remoto”.

Alla luce della mia esperienza personale posso dire che promuovere l’uso della tecnologia nel lavoro, favorire forme di lavoro flessibile, sia da dipendenti sia da autonome, è essenziale per consentire davvero a una donna di poter lavorare, considerando i numerosi impegni della gestione di una famiglia e della casa!” ha affermato.

Le artiste e le studiose d’arte

Di seguito, Tamara Gaiatto, operatrice culturale, libera professionista, ha parlato dei ruoli di modelle, artiste e studiose con cui, nel corso dei secoli, le donne si sono espresse nell’arte.

Attualmente le donne hanno più spazio per esprimersi, ma ancora non sono trattate alla pari dei colleghi maschi (vedi le differenze di presenza nei musei, nelle gallerie d’arte, nelle quotazioni economiche delle loro opere). Nelle loro opere esplorano spesso le tematiche legate alla disparità di genere, al rapporto con il corpo, alla maternità. Le studiose di storia dell’arte, invece, sono più numerose, si inseriscono in vari settori culturali e raggiungono anche i vertici delle istituzioni.

Nella mia esperienza personale ho notato, però, che assumono spesso atteggiamenti che possiamo definire maschili nell’espressione del proprio ruolo dirigenziale.” ha specificato.

Le “comunicatrici” digitali

Alessandra Disnan, gastronoma, titolare di Make it Food agenzia di comunicazione nel settore food, beverage & hospitality, ha invece raccontato che il suo lavoro si sviluppa soprattutto attraverso il digitale e che nel settore non rileva una minor presenza femminile, forse perché si tratta di un comparto nuovo, privo di influenze derivate da un passato, da una storia.

Negli ultimi anni il suo settore ha infatti subito una forte accelerazione, anche per effetto dei cambiamenti causati dalla pandemia.

 

In conclusione, alla richiesta di Marco Mancinelli di esprimere gli auspici per il 2022, le professioniste hanno espresso soprattutto il desiderio di una maggior disponibilità di tempo per la vita personale, di un’ equa retribuzione e di un mondo del lavoro più fondato sulla meritocrazia.

 

Per ascoltare l’intervista premere qui

Per gli altri incontri di Donne del cibo, l’appuntamento è invece sulla pagina Facebook @donnedelcibo.

 

12 marzo 2022