Con la Legge di Bilancio 2018, si è finalmente normata una nuova forma di turismo che interessa particolarmente i territori a vocazione vitivinicola. La legge ha infatti introdotto il termine di « enoturismo » con cui “si intendono tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine”.
Cosa cambia per le imprese del settore?
Previa presentazione al comune di competenza della segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), le aziende vitivinicole potranno quindi somministrare i loro vini senza essere in possesso di licenze. Finora la norma permetteva infatti la vendita del vino, ma non la sua somministrazione (ad esempio per degustazioni) ed in pratica il produttore poteva stappare la bottiglia, ma non poteva versarne il contenuto nel bicchiere del visitatore e dare quindi un servizio “assistito”.
Con le nuove norme si prevede inoltre la possibilità per l’azienda vitivinicola di sviluppare e vendere anche altre attività a pagamento per il turista, come le visite aziendali, l’intrattenimento e la partecipazione alla vendemmia.
Adesso bisognerà attendere il decreto di applicazione con le linee guida e gli indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità, ma oramai la strada è tracciata.
Strade del Vino e dei Sapori del Friuli Venezia Giulia
In Friuli Venezia Giulia l’enoturismo era già stato inquadrato con la Legge Regionale 25 settembre 2015, n.22 che ha portato alla realizzazione, al riconoscimento ed alla valorizzazione delle “Strade del Vino e dei Sapori” della regione Friuli Venezia Giulia, a cura di Promoturismo FVG in collaborazione con Ersa.
Per Strada del Vino e dei Sapori si intendono “gli itinerari o i percorsi lungo i quali si articolano vigneto o altre coltivazioni, allevamenti, aziende agricole singole ed associate, strutture ricettive turistiche ed esercizi di ristorazione, enoteche, strutture di trasformazione di prodotti agroalimentari, aperte al pubblico, produzioni tipiche e di qualità, produzioni agroalimentari tradizionali, nonché beni di interesse ambientale, museale e culturale, che possono concorrere congiuntamente o singolarmente a costruire un’offerta integrata del territorio regionale”
Nel rispetto di predefiniti standard di qualità ed impegni, vi possono quindi far parte aziende vitivinicole, aziende agrituristiche, ristoranti, trattorie, osterie con cucina, aziende agricole di produzione e trasformazione di prodotti agroalimentari, botteghe del gusto, enoteche, imprese dell’artigianato artistico, musei, imprese di servizi e figure professionali funzionali alla promozione turistica.
Sei itinerari per scoprire il Friuli Venezia Giulia
Gli itinerari od “esperienze per vivere il territorio e conoscere produttori e produzioni” sono sei:
- Da noi in Montagna
- Da noi sui Colli
- Da noi sul Fiume
- Da noi in Pianura
- Da noi sul Carso
- Da noi in Riviera
La scelta è dunque molto ampia perché, pur essendo una piccola regione, il Friuli Venezia Giulia si caratterizza per una grande diversità di ambienti e territori e di conseguenza anche di produzioni tipiche.
Affinchè le Strade del Vino e dei Sapori possano portare ad una giusta visibilità e qualificazione del mondo rurale ed agroalimentare, a mio avviso il lavoro di promozione di Promoturismo FVG dovrà però essere accompagnato da nuove collaborazioni intersettoriali (es. azienda agricola con trasformatore o ristoratore), in una strategia di rete tra imprese, anche per mettere a punto proposte e format esperienziali che rendano veramente unici e indimenticabili il soggiorno e la visita al nostro territorio ed alle sue aziende.
Voglio infine sottolineare che oggi gli imprenditori sono spesso poco propensi ad intraprendere nuove iniziative per paura di infrangere involontariamente le norme vigenti e quindi di incorrere in sanzioni. Aprire le porte della propria azienda vuol dire infatti trovarsi ad affrontare problematiche di vario genere e di competenza di diversi Ministeri ed Organi di Controllo (es. sicurezza alimentare, infortuni, tutela del lavoro, ecc.).
In questo senso è indispensabile limitare i passaggi burocratici e fornire loro indicazioni semplici, chiare, univoche e di buon senso che da una parte tutelino l’utente, ma che dall’altra favoriscano anche la crescita di imprese e territorio!
21 febbraio 2018