Secondo i dati delle Camere di Commercio, al 3 gennaio 2018 in Italia risultavano stipulati n. 4.318 contratti di rete, di cui n. 610 a soggettività giuridica, con n. 23.352 imprese coinvolte, pari a circa lo 0,4 % del totale. In termini assoluti non sono tanti, ma la loro crescita è costante.

 

Ma cos’è una rete d’impresa?

Vediamo un po’ di normativa base per le reti d’impresa.

L’art.3 della Legge 33/2009 dice che: “Con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato e a tal fine si obbligano, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa”.

Con l’art.12 della Legge 81/2017  è stata estesa la possibilità di far parte di reti anche ai professionisti “Al fine di consentire la partecipazione ai bandi e concorrere all’assegnazione di incarichi e appalti privati, e’ riconosciuta ai soggetti che svolgono attivita’ professionale, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, la possibilita’ di costituire reti di esercenti la professione e consentire agli stessi di partecipare alle reti di imprese, in forma di reti miste”.

 

Scopi della rete d’impresa

L’istituzione della rete d’impresa, è stata quindi pensata dal legislatore per facilitare le aggregazioni nell’intento di indirizzare ed aiutare le imprese verso una maggior innovazione e competitività, obiettivi difficilmente perseguibili singolarmente per la dimensione contenuta delle unità che compongono il nostro tessuto produttivo. Basti pensare che in Italia ben il 95% delle attività economiche sono catalogate come microimprese, hanno cioè meno di dieci dipendenti ed un fatturato inferiore a due milioni di euro.

La rete è infatti uno strumento molto flessibile e plasmabile sulla base delle esigenze e volontà delle imprese e può acquisire anche una propria soggettività giuridica.

Indicazioni dettagliate sull’argomento si trovano nelle Guide scaricabili dal sito contrattidirete.registroimprese.it di Infocamere.

Al di là dei vantaggi intuibili che potrebbero derivare dall’unione, le reti possono concorrere alle gare d’appalto e tra le imprese che ne fanno parte ci può essere il distacco e la co-datorialità di personale e, nel caso di aggregazioni costituite per più del 40% da imprese agricole, anche l’assunzione congiunta.

 

Reti d’impresa nel settore agroalimentare

Con il D.L. 91/2014 “Disposizioni urgenti per il settore agricolo”, è stato poi stabilito che “per le imprese agricole la produzione agricola derivante dall’uso in comune delle attività, secondo il programma comune di rete, può essere divisa fra i contraenti in natura con l’attribuzione a ciascuno, a titolo originario, della quota di prodotto convenuta nel contratto di rete”.

I dati Infocamere a maggio 2017, riportati nello studio “Le Regioni a favore delle reti d’impresa” di Confindustria, evidenziano che il macro settore più rappresentato fra le imprese in rete è proprio l’agroalimentare. Sicuramente il risultato è correlato alle misure attivate sul Programma di Sviluppo Rurale (PSR) che hanno incentivato le imprese ad aggregarsi, riconoscendo loro una premialità talvolta anche nel caso di presentazione di domanda di aiuto in forma individuale.

 

Gestione della rete d’impresa

Lavorare insieme non è però così facile e spesso la rete dopo la costituzione e una fase di start-up subisce una battuta d’arresto che può portare alla necessità di ridefinire le relazioni ed i programmi o di modificarne la compagine. Poichè non esistono obblighi di scioglimento/chiusura, di fatto può diventare anche “dormiente”.

Ripensare programmi e rapporti può far parte della normale evoluzione dell’aggregazione, ma analizzare a fondo caratteristiche, finalità ed aspettative di ogni impresa e avere un progetto di rete ben strutturato prima della formalizzazione del contratto è fondamentale per prevenire o perlomeno limitare i problemi.

La rete non può essere improvvisata! È diversa dall’ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) e per questo deve essere costruita su presupposti che ne assicurino la continuità. Anche stipulare il contratto solo per accedere a finanziamenti e contributi è deleterio perché la rete potrebbe cessare la sua attività nel momento in cui questi venissero a mancare. Il “fallimento” della rete è in fondo il fallimento di un nuovo modo di lavorare delle imprese, oggi più che mai indispensabile, basato su collaborazione e integrazione.

Da qui l’importanza di partire con il piede giusto e dar forza e valore alla rete, attraverso impegno, partecipazione e correttezza da parte delle imprese che ne fanno parte!

Hai un progetto di rete d’impresa in mente? Parliamone!

23 gennaio 2018