Sviluppo e turismo sostenibili vanno di pari passo.
Lo ha definito anche l’ONU nei traguardi da raggiungere con l’Obiettivo 12 – Produzione e consumo sostenibili dell’Agenda 2030, facendo esplicito riferimento a un turismo che crea posti di lavoro e che promuove la cultura e i prodotti locali.
In termini generali la sostenibilità del turismo può essere declinata in:
1 – Sostenibilità ambientale, con un uso ottimale delle risorse ambientali. Secondo uno studio di Skift Research l’industria del turismo nel 2019 sarebbe stata responsabile dell’11% delle emissioni di gas effetto serra. Il turista «inquina» mediamente tre volte di più del locale e nei paesi con un PIL elevato quello “domestico” più dello straniero (in Italia si stima otto volte i residenti).
2 – Sostenibilità sociale, con azioni sviluppate nel rispetto e tutela dell’autenticità delle comunità ospitanti, del loro patrimonio culturale, che contribuiscono alla comprensione e tolleranza interculturale e all’inclusione.
3 – Sostenibilità economica, con attività che garantiscono la redditività delle imprese minimizzando gli effetti negativi su società, cultura ed ambiente e una distribuzione equa dei vantaggi fra le parti interessate.
Il turismo enogastronomico
Il turismo enogastronomico può rendere il settore dei viaggi più sostenibile e indurre le imprese di produzione alimentare a intraprendere percorsi virtuosi.
Il rapporto “Turismo enogastronomico e sostenibilità” dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, rappresentata da Roberta Garibaldi, ha infatti evidenziato che chi viaggia per vino e cibo è più sensibile e attento ad aspetti legati alla sostenibilità rispetto al turista non enogastronomico, anche se con la pandemia il divario fra le due categorie si è ristretto.
Per il turista enogastronomico é sostenibile il turismo attento all’ambiente (83% degli intervistati), che contribuisce a salvaguardare le usanze della comunità locale (81%) e a creare occupazione e reddito per la popolazione locale (80%), che limita gli impatti negativi sulle risorse naturali (79%), ma anche che stimola la creazione di filiere locali di produzione e consumo (79% rispetto al 74% del turista non enogastronomico).
Nella sua valutazione di sostenibilità rientra pertanto anche il concetto di filiera e quindi una visione del prodotto enogastronomico non limitata alla fase finale di degustazione.
Di conseguenza anche l’offerta sta cambiando. Ad esempio nell’enoturismo si è passati dalla degustazione in cantina, a proposte che includono passeggiate ed esperienze in vigna.
Ma cresce anche l’interesse per escursioni a piedi o in bicicletta e il desiderio di entrare in contatto con la comunità locale e quindi di una conoscenza più approfondita e completa di tutto il contesto rurale.
Ed è proprio la conoscenza di tutte le sfaccettature della filiera alimentare, cioè di ambiente, società ed economia che può portare il turista, nella vita di tutti i giorni anche consumatore, a riconoscere e a dar un giusto valore a un determinato prodotto alimentare al momento dell’acquisto.
Il turismo enogastronomico diventa quindi un mezzo per creare consapevolezza e favorire lo sviluppo sostenibile definito con l’Agenda ONU 2030.
L’esperienza proposta dalla Latteria di Marsure
Lo scorso 21 maggio la Latteria Sociale di Marsure – Aviano (PN) ha festeggiato il suo centenario.
Situata nella pedemontana pordenonese e nata per permettere con la trasformazione del latte in formaggio il sostentamento delle famiglie del luogo, nonostante i cambiamenti sociali intervenuti nell’arco degli anni, la latteria è ancor oggi punto di riferimento per il paese.
Ne è stata dimostrazione l’elevata partecipazione della comunità ai festeggiamenti, coincisi con l’iniziativa Latterie Aperte di Fildilat, progetto che unisce e promuove le latterie sociali del pordenonese.
Nel convegno “ La Latteria Sociale di Marsure compie 100 anni e ancor oggi fa vivere il territorio guardando al futuro” la cooperativa ha presentato una pubblicazione che ripercorre la sua storia e raccontato la filiera attraverso visite guidate da casari e allevatori rispettivamente al caseificio e alle stalle.
I numerosi partecipanti arrivati da tutta la regione, hanno così potuto “mescolarsi” con la gente del posto e respirarne i valori e la gioia dell’accoglienza. Percorrendo a piedi il tragitto dal caseificio alla stalla, con piccole deviazioni proposte dalla travel designer LaLuna – Turismo essenziale, hanno poi vissuto l’armonia di un paesaggio agrario che unisce le bellezze naturali alla cura del territorio, cura derivata proprio dalla presenza dell’uomo e nello specifico dell’allevamento bovino da latte.
Personalmente credo che un’esperienza turistica di questo tipo lasci un segno profondo perché a fine giornata non ci si porta a casa solo il sapore dei prodotti degustati ed eventualmente acquistati, ma anche un pezzettino d’anima del luogo e sicuramente una maggior conoscenza sul valore complessivo della sostenibilità.
10 giugno 2022