A Trieste l’Enoturismo o turismo del vino può essere “andar per osmizze”.

Con la guida di un amico del luogo, ho anch’io scoperto il piacere della gita fuori porta alla loro ricerca tra le vigne dell’altopiano carsico.

Per chi non lo sapesse le osmize o osmizze (in sloveno osmice) sono le case contadine dei viticoltori che, sulla base di uno specifico Regolamento del Comune di Trieste, sono autorizzati a vendere e somministrare il loro vino per un numero limitato di giorni all’anno, accompagnando l’assaggio, “stante la consolidata tradizione locale con panini, uova sode, castagne, acciughe, formaggi, sottaceti ed affettati di propria produzione” o acquistati direttamente da altri produttori del Friuli Venezia Giulia.

Il Regolamento vieta invece espressamente la somministrazione di cibi cotti, dolci e bevande diverse da acqua e vino.

I locali, di abitazione del viticoltore o di pertinenza dell’azienda agricola, possono essere attrezzati con panche, sedie e tavoli, ma l’osmizza non deve essere trasformata dal punto di vista dell’immagine in un esercizio pubblico vero e proprio.

Ed è forse proprio il contesto così semplice e spartano che rende unici questi posti e regala a chi li frequenta una grande sensazione di libertà.

Nell’osmizza ci trovi persone di tutte le età, fascia sociale e professione, famiglie con bambini, persone sole e comitive felici di ritrovarsi al di fuori di schemi e convenzioni sociali, tutti accomunati dal piacere di bere un bicchiere di vino e di riscoprire, a prezzi accessibili, il sapore di prodotti genuini.

Quali sono le specialità tipiche offerte?

Innanzitutto i vini del Carso: il Terrano, rosso di colore intenso, acido e fortemente tannico e poi la  Vitovska un vino bianco, fresco e profumato.

Poi ci sono gli affettati come salame, pancetta, ossocollo, salsiccia ed il prosciutto del Carso, una vera delizia per il palato!

Ci sono  inoltre i gustosi formaggi di piccoli produttori locali e le immancabili uova sode.

Con le osmizze si può veramente parlare di filiera corta!

Dal punto di vista igienico sanitario, la sicurezza alimentare nella produzione “casalinga” è garantita dall’applicazione delle norme previste dal Regolamento per le Piccole Produzioni Locali (PPL) emanato dalla Regione Friuli Venezia Giulia.

Come trovarle?

Premesso che nel tempo alcune osmizze si sono trasformate anche in agriturismo, la frasca di edera esposta in bella vista sulla facciata della casa contadina e lungo strada è l’elemento che segnala la loro presenza.

L’uso della frasca come indicazione era già previsto dal decreto imperiale del 1784, decreto che ha dato appunto origine alle osmizze introducendo già a quel tempo il permesso per i produttori di vendere per otto giorni (osmica in sloveno è ottavina) lasciandoli liberi di decidere prezzi e periodo di apertura.

I produttori si alternano nell’esercizio di questa attività e quindi nella ricerca delle osmizze aperte si può andare per tentativi, cogliendo l’occasione per scoprire tante bellezze poco conosciute del territorio, o individuarle attraverso l’apposito sito web.

Può anche succedere di imbattersi in vini non proprio tra i migliori, ma comunque l’esperienza di bere “vin di casa” magari nel classico bicchiere denominato ottavo (l’otto è un numero qui ricorrente!) gustandosi fantastici cibi e panorami è assolutamente da provare!

Una forma di turismo esperienziale che consiglio vivamente!

 

25 aprile 2018