Per valorizzare i prodotti del territorio in ambito turistico è importante parlare di filiera agroalimentare.

Il valore degli alimenti, compresi vino e birra, è infatti dato non solo dalle loro caratteristiche organolettiche e nutrizionali, ma anche da come sono stati ottenuti, dalla produzione della materia prima alla sua trasformazione, da eventuali fasi successive fino a quella conclusiva del consumo.

E chi meglio dei tecnici che operano in agricoltura può raccontarlo?

Nell’incontro del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati di Udine per la formazione degli iscritti, che ha avuto luogo il 13 ottobre scorso Là di Moret a Udine, ho quindi parlato delle nuove opportunità di lavoro che si stanno delineando con lo sviluppo del turismo esperienziale nel mondo rurale.

Dopo la presentazione di alcuni dati statistici e di analisi di mercato su caratteristiche e tendenze del turismo in Italia e Friuli Venezia Giulia, elaborati da istituzioni ed enti territoriali, ho sottolineato come le imprese agricole possano diventare una sede ideale per questa nuova forma di turismo slow.

Il passaggio con il Decreto Legge n.86 del 12/07/2018 di tutte le funzioni e competenze dal MIBAC – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali al MIPAF – Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e la conseguente nascita del MIPAAFT – Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, “per favorire una politica integrata di valorizzazione del Made in Italy e di promozione coerente e sostenibile del sistema Italia”, incentiverà a mio avviso tale processo.

Il ruolo strategico dell’agricoltura per il turismo era già stato d’altronde sancito attraverso l’istituzione delle Strade del Vino con la Legge Nazionale n. 268 del 27/07/1999 (sviluppate poi a livello regionale come ad esempio in Friuli Venezia Giulia con la L.R. 22/2015) la Legge Nazionale n.96 del 20/02/2006 di disciplina dell’Agriturismo e la più recente norma sull’Enoturismo della Legge di bilancio 2018.

Premesso che la creazione e la vendita di proposte turistiche richiedono l’unione intersettoriale in rete di più competenze ed imprese, credo sia necessario definire il ruolo di ciascuno ed avviare nuove forme di collaborazione per qualificare l’offerta ed ottenere il massimo risultato a beneficio di tutti.

Il tecnico che lavora in agricoltura non può e non deve sostituirsi alla guida turistica, ma con un’adeguata formazione, è probabilmente la figura professionale più preparata per raccontare le produzioni agricole ed agroalimentari e per supportare l’impresa, in collaborazione con l’operatore turistico, a pensare nuove attività in tal senso.

In un mondo del lavoro che sta profondamente cambiando non sono sempre necessarie nuove professioni, ma spesso solo un’evoluzione delle esistenti!

 

22 ottobre 2018